Nel nome del nonno
La corsa parallela di Mathieu Van der Poel, che sabato ha vinto la Milano-Sanremo
In punta di sellino - una newsletter sul mondo della bici
N. 2 - 19 marzo 2023
Sabato Mathieu Van der Poel ha vinto la Milano-Sanremo, il nonno, Raymond Poulidor, la vinse nel 1961.
Poulidor era della Creuse – ora Nuova Aquitania, un tempo Limousin; faccia da contadino, ciondolante alla Bartali, il più italiano dei francesi, sgraziato al cospetto dello stile sopraffino di Anquetil. PouPou fu l'eterno secondo; otto volte sul podio del Tour de France, il grande perdente, il primo tra i battuti.
A ben vedere di corse ne vinse, in carriera, ma fecero più rumore i piazzamenti. Soprattutto tutti quei secondi e terzi posti al Giro di Francia senza aver mai indossato la maglia gialla.
In compenso PouPou vinse sette tappe. L'ultima volta che salì sul podio al Tour fu nel 1976 all'età di 40 anni. Fu terzo nei seguenti anni: 1962, 1966, 1969, 1972 e, appunto, nel 1976. Salì sul secondo gradino del podio nel 1964, 1965 e nel 1974.
Sabato Mathieu ha corso una gara parallela a quella del nonno. Re nelle gare di ciclocross ha vinto due volte il Giro delle Fiandre e sabato, per la prima volta, la Classicissima di primavera.
Il nonno vinse la sua Sanremo rischiando di perderla due volte. A ottanta chilometri dal traguardo fora, rimane fortemente attardato, non si sente nemmeno tanto in forma. Lo prende un sentimento di sconforto e si dirige sull'auto della squadra, la Mercier, con l'intenzione di ritirarsi. Comincia a slacciarsi le scarpe, allorchè il suo direttore sportivo, Magne, non crede ai suoi occhi: "Raymond, ti proibisco di ritirarti!". Il dialogo, alquanto concitato, continua per un po' fino a quando Raymond si lascia convincere a rimontare in sella. Poulidour riparte e ritrova Bouvet, il suo compagno di squadra e insieme organizzano l'inseguimento. I due raggiungono il plotone poco prima del capo Berta. Attacca Van Looy, imitato da Annaert. Poulidour, in un tratto favorevole di salita, parte all'inseguimento dei due fuggitivi. Li riprende. Poi, ai piedi del Poggio, attacca e si invola verso il traguardo. Le emozioni, però, non sono finite. Quando ormai si trova sul rettilineo finale l'uomo di testa gira a sinistra puntando verso la stazione.
Aveva sbagliato strada, forse mal indirizzato da parte dei gendarmi del servizio d'ordine. Torna indietro, riprende la strada giusta. Vince d’un soffio: la muta degli inseguitori stava appena a cinquanta metri.
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Chi sono?
Mi chiamo Angelo De Lorenzi, sono giornalista e scrittore, e coordino il progetto In punta di sellino.
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